L'intervento, primo in Italia, e' stato eseguito nei giorni scorsi all'ospedale Sacco di Milano su un uomo di circa 65 anni, dimesso dopo quattro giorni di ricovero contro i dieci previsti dalla tecnica tradizionale 'a cielo aperto'.
L'equipe del professor Franco Gaboardi, direttore del reparto di Urologia dell'azienda di via Grassi, ha rimosso l'organo malato ''in tre ore e un quarto di operazione, condotta con la collaborazione di due colleghi e di uno strumentista, in anestesia generale e senza mai toccare il paziente'', ha riferito l'esperto. L'intervento, ha spiegato Gaboardi oggi a Milano, ''e' un'evoluzione super-tecnologica della laparoscopia, tecnica mini-invasiva con cui in reparto eseguiamo ogni anno fino a 250 operazioni sulle 750 totali''. Dall'Urologia del Sacco, composta da sei professionisti, passano ''mille pazienti l'anno di cui quasi cento trattati per tumore alla prostata in laparoscopia: la casistica piu' alta di tutto il Paese''. In base ai risultati americani, ha sottolineato il chirurgo, la versione robotizzata della prostatectomia radicale ''accorcia il decorso post-operatorio e limita gli effetti collaterali. Evita l'incontinenza urinaria e salva la potenza sessuale in piu' dell'80% dei casi''. Vantaggi che il gruppo di Gaboardi dovra' verificare attraverso una sperimentazione su 50 pazienti voluta dalla Regione Lombardia. ''Faremo uno studio di comparazione - ha annunciato lo specialista - e abbiamo gia' in programma un intervento con robot alla settimana''. Gaboardi ha operato seduto a una consolle munita di monitor in tre dimensioni.
''L'apparecchiatura era posizionata accanto al letto operatorio. Ma avrebbe potuto trovarsi anche cento chilometri di distanza'', ha osservato l'esperto, perche' il robot Da Vinci, sviluppato da un'azienda californiana e messo a disposizione del Sacco dai suoi importatori italiani, ''e' stato pensato come 'macchina bellica' proprio per permettere a un chirurgo di intervenire anche a grandi distanze dal campo di battaglia''.
Le braccia meccaniche del robot, ruotabili a 360 gradi e in grado di armeggiare con piu' strumenti interscambiabili (pinze, uncini e forbici), sono state inserite nell'addome del paziente attraverso cinque forellini. Quindi sono state guidate dal chirurgo, che con le dita inserite in speciali anelli ha inviato i comandi eseguiti da 'da Vinci' con precisione millimetrica. ''La mia visuale era ingrandita di dieci volte - ha concluso Gaboardi - Era come se mi trovassi nel corpo del malato''. L'intervento ''e' stato possibile grazie all'eccellenza del Sacco in urologia'', ha affermato il direttore generale del Sacco, Franco Sala. ''E proprio per questo - ha confermato Massimo Guarischi della Regione Lombardia - e' stata affidata al Sacco la sperimentazione sul robot in campo urologico''. Un settore nuovo per 'Da Vinci', che in Italia e' stato finora impiegato in cardiochirurgia e chirurgia generale.
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