Un problema all'origine del 15% delle visite tra i concittadini che ogni anno si reca almeno una volta negli ambulatori del camice bianco di fiducia: il 65% della popolazione italiana.
Ma sono soprattutto i cardiopatici i più assidui frequentatori degli ambulatori, che vedono il medico soprattutto per prescrizioni di farmaci e controlli e le diverse necessità burocratiche. Sono i dati del quinto rapporto Nazionale Health Search - la banca dati attiva da 10 anni basata sulle informazioni raccolte dalla rete di camici bianchi della società scientifica - presentato al Congresso della Società italiana di medicina generale (Simg), in corso a Firenze.
Il database della Simg offre una fotografia aggiornata dello stato di salute degli italiani che, si fanno visitare dal medico di famiglia, oltre che per l'ipertensione, per problemi legati a diabete mellito (4,8%) e dislipidemie (3,1%). E se le persone che hanno una malattia coronarica vanno con maggiore frequenza del proprio medico - dove si recano 6,8, volte l'anno - sorprende anche l'alta percentuale di visite ambulatoriali per i malati di epilessia (6,2 l'anno), di patologie della tiroide (6) e di glaucoma (4,5 visite l'anno).
Il medico di famiglia visita nel corso di un anno il 65% della propria popolazione di assistiti e nel corso di 3 anni circa il 95%. Inoltre, contribuisce nell'arco dei 12 mesi al 65% del consumo complessivo di farmaci: su 100 visite, oltre 70 terminano con una prescrizione farmaceutica, circa 30 con una richiesta di accertamento diagnostico-strumentale e oltre 10 con una richiesta di visita specialistica. Oltre all'attività dei medici, Health Serach monitora anche la salute degli italiani.
Dai dati emerge, ad esempio, l'aumento dei casi di ipertensione che varia dal 18,4% nel 2003 al 22,0% del 2007, con stime sensibilmente maggiori nelle donne (19,8% nel 2003 e 23,2% nel 2007) rispetto agli uomini (16,8% nel 2003 e 20,8% nel 2007). Dalle analisi effettuate si registra per molte patologie un costante aumento, legato a vari fattori, compresa la capacità del medico di famiglia di fare diagnosi anticipate, in presenza di sintomi precoci.
Nel corso degli anni 2003-2007, inoltre, l'incidenza dell'ictus è passata dall'1,9% al 2,5%, del diabete mellito di tipo II dal 5% al 6,2%, la depressione maggiore dal 3% al 4,3%. E non mancano le differenze geografiche: mentre l'ictus ischemico prevale al nord (nord-est 3,5% rispetto a isole 2,2%) così come la depressione (nord-est 5,6%, sud e isole 3,7%), la prevalenza di diabete mellito tipo 2 (isole 7,7%, nord-est 5,8%), Bpco (sud 4%, nord-ovest e nord-est 2,5%) e artrosi (sud 24,2%, nord- ovest 16,1%) mostra un andamento inverso. "Questo rapporto può rappresentare uno strumento di discussione e di confronto tra i medici e con il mondo della sanità, dell'economia e della scienza. Si tratta di materiale che offre alla Simg e a tutta la medicina generale la base di sviluppo di ipotesi di lavoro, di nuovi modelli organizzativi, di infinite opportunità di innovazione e ricerca", conclude Claudio Cricelli presidente della Simg.
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