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Piano sanitario 2011-2013, parola d'ordine deospedalizzazione |
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16 dic 2010 |
La riorganizzazione del Servizio sanitario passa dalla riconversione dei piccoli ospedali in strutture d'accoglienza "leggere", per garantire la continuità assistenziale tra primo e secondo livello.
E transita anche da un'evoluzione in senso complesso delle Cure primarie, in cui dovranno attecchire le aggregazioni funzionali previste dalla Convenzione 2009 e, un gradino più in basso, la medicina di gruppo, attraverso lo strumento degli accordi aziendali. Si ritrovano parole d'ordine già note nella bozza di Piano sanitario 2011-2013 che il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha consegnato nei giorni scorsi alla valutazione delle Regioni.
Poco più di cento pagine dattiloscritte, nelle quali sono disegnate le linee strategiche della ristrutturazione che da qui a quattro anni attende la Sanità federalista. Le parole d'ordine non sono nuove - deospedalizzazione, territorializzazione, prevenzione, cronicità - di nuovo c'è forse il fatto che il Piano si presenta rivendicando il ruolo di garante dell'applicazione uniforme dei Lea su tutto il territorio nazionale.
La chiave di volta è nel concetto di sostenibilità, che il documento del ministero affida a una "governante" giocata su tre scacchiere - livello nazionale, regionale e aziendale - con l'obiettivo di assicurare una proporzionalità tra prestazioni e finanziamenti e soprattutto recuperare efficienza.
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