Il mercato farmaceutico europeo e' visto all' estero come un ambiente ostile e instabile che ha in effetti un oggettivo bisogno, secondo i rappresentanti dell' industria del settore, di trovare una politica di armonizzazione, passando attraverso lo stimolo delle innovazioni.
''Non c' e' ancora una politica industriale europea'', ha sottolineato oggi al secondo giorno della conferenza del gruppo G10 Medicine in corso all' Eur, Jean Francois Dehecq, presidente dell' Efpia (la Farmindustria europea), soffermandosi su ritardi e difficolta' di accesso al mercato legati alle differenze dei sistemi normativi nazionali e ad una tendenza generale a considerare l' innovazione piu' come costo che come valore aggiunto. Sulla linea indicata da Dehecq si sono detti d' accordo nella sostanza anche il presidente dell' associazione delle industrie di automedicamento, Albert Esteve e il presidente dell' associazione per le medicine generiche, Rory O'Riordan.
Esteve ha posto l' accento sulle differenze tra il mercato europeo e quello americano, dando rilievo ai ritardi causati dai sistemi di autorizzazione in vigore in Europa, dalle costrizioni della comunicazione pubblicitaria e dalle restrizioni sui marchi.
O'Riordan, da parte sua, ha affermato che l' industria delle medicine generiche deve rimanere al centro di ogni orientamento innovativo, poiche' costituisce la maggiore fetta di mercato e nei prossimi anni vedra' scadere un terzo circa dei brevetti molecolari.
L' autorizzazione delle norme con un occhio allo sveltimento delle procedure di autorizzazione e di immissione sul mercato, secondo O'Riordan, passa anche attraverso una ''cultura per il farmaco generico'', che va stimolata dalle autorita' con opportune politiche tariffarie e di sostituzione dei farmaci da ricetta con farmaci che non ne hanno bisogno. (ANSA).
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