I bambini muoiono e spesso nessuno conosce le vere dimensioni della tragedia. Secondo un nuovo rapporto presentato a Roma dall'Unicef (Fondo delle Nazioni unite per l'infanzia), nei paesi dell'Europa centrale e della Comunita' degli Stati indipendenti (Csi, ex Urss) i tassi di mortalita' infantile sono molto superiori alle cifre rese note dai governi. Le statistiche ufficiali nel Caucaso e nell'Asia centrale, denuncia l'Unicef, nascondono la gravita' della crisi, suggerendo invece che ci siano stati progressi sulla mortalita' infantile.
In tutta la regione - afferma il Social Monitor 2003 - 60 mila bambini sono morti nel 2001 prima di aver compiuto un anno: un dato tre volte superiore al numero delle mortalita' infantili nell'Unione europea. Ma che cosa c'e' dietro alle statistiche inesatte sulla mortalita' infantile? Per esempio, secondo il rapporto, false registrazioni.
Un'eredita' del passato sovietico, quando ospedali e personale sanitario potevano essere penalizzati se non raggiungevano gli obiettivi di riduzione della mortalita' infantile fissati dal governo centrale.
Cosi' anche oggi il personale sanitario che non ha risorse per salvare tutti i neonati, li classifica come nati morti o come aborti spontanei. Un altro errore e' la mancata applicazione della definizione internazionalmente accettata di 'nato vivo'.
''La definizione dell'Organizzazione mondiale della sanita' stabilisce che un neonato e' vivo se e' presente un qualsiasi segnale di vita.
La definizione dell'era sovietica, ancora dominante in molti paesi della Csi, obbliga il personale medico a ignorare tutti i segnali di vita eccetto la respirazione, e a rubricare tutti i bambini nati troppo prematuramente come nati morti''.
Il Rapporto, redatto dal Centro ricerca Innocenti dell'Unicef con sede a Firenze, mette in luce una realta' agghiacciante di poverta', malnutrizione, scarsita' di assistenza medica.
''Siamo qui per attirare l'attenzione su un tema che e' alla base della missione dell'Unicef: garantire la salvezza dei bambini'', ha detto il direttore generale dell'Unicef, signora Carol Bellamy, intervenendo alla presentazione del Social Monitor 2003.
In Armenia, Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, ha sottolineato Bellamy, ''il tasso reale di mortalita' infantile e' cinque volte superiore a quello del resto della regione e ben 12 volte superiore a quello dei paesi industrializzati dell'Occidente''.
Bellamy ha concluso affermando che ''un buon inizio nella vita non e' solo una bella idea: e' un obbligo. Tutti gli stati della regione hanno ratificato la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia''. (ANSA).
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