In Italia il destino di un malato terminale nella meta' dei casi viene deciso solo dal medico, che non si consulta con il paziente o i suoi parenti, e che tende a evitare la somministrazione di analgesici, alla luce di effetti collaterali che potrebbero accelerarne la fine.
Sono questi gli elementi salienti di uno studio svolto in sei Paesi, fra cui l'Italia, sui processi decisionali che precedono la morte e sull'eventuale esistenza di pratiche di morte assistita ed eutanasia. Gli altri Paesi interessati dallo studio sono Olanda, che ha il piu' alto tasso di casi di morte assistita, Belgio, Danimarca, Svezia e Svizzera. Stando allo studio pubblicato sull'ultimo numero della rivista britannica Lancet, che nelle settimane scorse ne aveva dato alcune anticipazioni online, e cui hanno contribuito gli esperti del Centro per lo studio e la prevenzione del Cancro di Firenze, un decesso su quattro circa (il 23%) in Italia comporta un processo decisionale.
Uno su tre avviene improvvisamente invece, escludendo cosi' qualsiasi processo decisionale. In Italia solo nell'1% dei decessi sono state prese decisioni con lo scopo preciso di avvicinare la fine - mediamente di un mese circa - contro il 3,4% dell'Olanda. Le decisioni di questo tipo interessano trattamenti come la rianimazione cardiopolmonare, il collegamento a sistemi di respirazione assistita o la nutrizione artificiale. Sempre stando allo studio coordinato dall'Erasmus University di Rotterdam, con un tasso del 19% l'Italia risulta inoltre in fondo alla classifica del ricorso agli analgesici per i malati terminali, che potrebbero, come effetto collaterale, aggravarne le condizioni e spingere verso la fine.
Il ricorso piu' frequente agli analgesici in questo contesto - nel 26% dei casi - riguarda la Danimarca. Anche per quanto concerne il rapporto medico-paziente e medico-parenti del paziente, in fondo alla classifica, assieme alla Svezia, c'e' l'Italia, dove in oltre il 50% dei casi il medico prende le decisioni del caso, senza consultarsi con i piu' direttamente interessati. In Olanda i medici che si consultano con gli interessati sono l'85%.
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