Sono stati 848 i nuovi casi di Aids registrati nel primo semestre del 2003 in Italia, con un trend in fase di stabilizzazione. Questi gli ultimi dati del Centro Operativo Aids (Coa) dell'Istituto Superiore di Sanita', aggiornati al 30 giugno di quest'anno, resi noti oggi. ''Il fatto che non si registri nessun calo significativo dei casi di Aids e' dovuto al fatto - commenta all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del Coa - che oltre il 62% delle persone a cui viene diagnosticata la malattia in fase conclamata, ignorando la propria sieropositivita', non ha fatto terapie anti-retrovirali prima della diagnosi. L'87% dei tossicodipendenti, il 38% degli eterosessuali e il 43,5% degli omo/bisessuali, ha avuto una diagnosi di Hiv circa sei mesi prima della diagnosi di Aids.
Un altro fattore di rilievo - aggiunge - e' rappresentato dall'aumento delle persone che vivono con la malattia. Grazie ai successi a breve e medio termine della terapia, oggi sono circa 18.500.
Cio' determina anche un aumento del totale delle persone sieropositive (persone con Aids e infetti asintomatici), che stimiamo essere oggi circa 120 mila''. L'Aids, inoltre, diventa sempre piu' una malattia 'della mezza eta''. ''L'eta' media alla diagnosi - commenta Rezza - e' oggi di 40 anni per i maschi, contro i 29 anni del 1985, e di 36 anni per le donne, contro i 24''.
Il totale dei casi di Aids, a partire dalla prima diagnosi avvenuta in Italia nel 1982, sono oltre 52 mila. Di questi, oltre 33.500 sono deceduti. Sulla 'carta geografica' della malattia, gli ultimi dati confermano la Lombardia al primo posto per incidenza di Aids, seguita da Lazio, Sardegna, Liguria ed Emilia Romagna. Molise e Basilicata sono le regioni col piu' basso tasso di incidenza registrato nell'ultimo anno. Valori che restano simili a quelli riscontrate nel corso di tutta l'epidemia. Quanto alla trasmissione del virus, quella per via sessuale (omo/eterosessuale) e' oggi la principale modalita' di diffusione dell'Aids/Hiv nel nostro Paese.
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