Il dosaggio dei biomarcatori per la diagnosi di Alzheimer
Rubrica della salute

Il dosaggio dei biomarcatori per la diagnosi di Alzheimer
- di Marcello Ciaccio*
- Pubblicato il 15/ott/2024
La Malattia di Alzheimer (AD) è la forma più comune di Demenza, rappresentandone oltre il 60% dei casi. La prevalenza globale aumenta con l’età, stimata fino al 30% nella popolazione di età >65 anni.
La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita secondo il Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di Alzheimer Disease International "una priorità mondiale di salute pubblica; nel 2010, circa 35 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, del triplo nel 2050 ed una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8-anni.
Oggi, la Demenza rappresenta una delle maggiori cause di disabilità nella popolazione generale. Pertanto, è fondamentale il riconoscimento precoce per poter attuare interventi di prevenzione al fine di bloccare o rallentare l’insorgenza della malattia.
In tale contesto, il Laboratorio Clinico ha un ruolo assolutamente fondamentale consentendo di identificare i meccanismi fisiopatologici caratteristici dell’AD.
In particolare, la patogenesi dell’AD è caratterizzata dalla presenza di: i) placche amiloidee extracellulari costituite dall’aggregazione del peptide beta amiloide 42 (Ab42); ii) grovigli neurofibrillari all’interno dei neuroni costituiti dalla proteina tau fosforilata (pTau).
Questi eventi fisiopatologici si verificano diverse decadi prima della comparsa della sintomatologia clinica e possono essere evidenziati già nelle fasi di pre-demenza con notevole accuratezza diagnostica mediante la valutazione dei marcatori biochimico-clinici, definiti biomarcatori core, che includono il peptide Aβ42, la proteina tau totale (tTau), la pTau ed i loro rapporti.
In particolare, il profilo biochimico-clinico tipico di un paziente con AD è caratterizzato da una riduzione dei livelli di Ab42 e del rapporto Ab42/Ab40 e da un incremento dei livelli di pTau e tTau.
La matrice biologica ideale su cui dosare i biomarcatori di AD è il liquido cefalorachidiano (CSF) per la sua vicinanza con il tessuto cerebrale dove si verificano le alterazioni patologiche caratteristiche di AD. Tuttavia, il CSF è ottenuto mediante puntura lombare, che rappresenta una procedura invasiva, eseguita in regime di day-hospital, e richiede personale specializzato.
Oggi, è possibile dosare i biomarcatori di AD anche su sangue. Chiaramente, i livelli di questi biomarcatori nel sangue sono significativamente più bassi rispetto al CSF. Pertanto, i biomarcatori di AD nel sangue rappresentano test di I livello da eseguire in soggetti selezionati; nel caso in cui i biomarcatori risultassero alterati si dovrebbe confermare la diagnosi mediante indagini specialistiche, quali il dosaggio dei biomarcatori nel CSF.
Oltre i biomarcatori core, è possibile valutare altre molecole indicative di processi patologici differenti coinvolti nell’AD, quali i neurofilamenti leggeri (NfL), la neurogranina, l’alfa-sinucleina e la proteina acida gliale fibrillare (GFAP). La neurogranina rappresenta un marcatore di degenerazione sinaptica specifico di AD e può essere dosata nel CSF. L’alfa-sinucleina è un biomarcatore indicativo di neurodegenerazione i cui livelli aumentano nei pazienti con AD, mentre sono significativamente ridotti nei pazienti con Malattia di Parkinson. NfL e GFAP sono marcatori di danno assonale e danno astrocitico, rispettivamente, che possono aumentare in diverse malattie neurodegenerative e, pertanto, rappresentano biomarcatori aspecifici di neurodegenerazione.
Infine, è possibile valutare la predisposizione genetica di un individuo a sviluppare l’AD attraverso la ricerca delle varianti alleliche del gene che codifica per APOE. In particolare, l’allele e4 di APOE è associato ad un aumentato rischio di sviluppare la malattia.
Presso la U.O.C. di Medicina di Laboratorio del Policlinico “Paolo Giaccone” è disponibile il dosaggio dei biomarcatori core, NfL e GFAP sia nel CSF che nel sangue attraverso una strumentazione completamente automatizzata. I biomarcatori di neurodegenerazione, ed in particolare neurogranina e alfa-sinucleina, si dosano nel CSF mediante la tecnica ELISA. Infine, la genotipizzazione di APOE viene eseguita in Real-Time PCR.
(*L'autore è Direttore Dipartimento e UOC di Medicina di Laboratorio dell’AOUP “Paolo Giaccone” di Palermo e Professore Ordinario di Biochimica Clinica e Medicina di Laboratorio Scuola di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Palermo)
U.O.C. Medicina di Laboratorio
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